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L’Atletico Ardea non forza il bunker del Priverno: pareggio a occhiali

La formazione di Salotti semina tanto, ma raccoglie soltanto un punto sul terreno del fanalino di coda (0-0). I biancazzurri, soprattutto nella ripresa, sviluppano una notevole mole di gioco e mettono alle corde i pontini, ma accusano le classiche polveri bagnate. L’estremo difensore Quattrotto sugli scudi in chiusura di match, neutralizza un rigore a Conflitti e consente alla sua squadra di evitare una clamorosa beffa

Alessio Quattrotto (Atletico Ardea)

Una notevole mole di gioco, sviluppata nel corso della ripresa, non basta alla matricola Atletico Ardea per fare bottino pieno nella tana del fanalino di coda Priverno (0-0) e proseguire a gran ritmo l’ascesa in classifica. La formazione allenata da mister Salotti, nonostante gli sforzi profusi nei secondi quarantacinque minuti, racimola soltanto un punto e, tutto sommato, ha validi motivi per guardare anche il classico bicchiere mezzo pieno. L’estremo difensore Alessio Quattrotto, a sette minuti dalla conclusione del match, ricopre il ruolo di protagonista assoluto, neutralizza un calcio di rigore a Conflitti e consente alla propria squadra di evitare una sconfitta che avrebbe avuto il classico sapore della beffa. Il primo tempo risulta piuttosto bloccato. L’occasione più pericolosa è di marca biancazzurra. Il bomber Federici si incarica della battuta di un calcio da fermo dalla corsia destra e crossa alla perfezione un invitante pallone nel cuore dell’area. L’esperto Caratelli si incunea abilmente tra i difensori rivali, ma non inquadra di testa lo specchio della porta. La formazione del presidente Capogrossi forza il ritmo nel corso della ripresa, prende saldamente in mano il pallino del gioco e mette più volte in apprensione il pacchetto di difesa rivale. L’ottimo Schiumarini, subito dopo il rientro in campo dagli spogliatoi, favorisce la progressione sulla sinistra di Federici, il quale entra minaccioso in area, lascia sul posto un difensore e calcia da posizione defilata: Bottiglia, con un’ottima scelta di tempo, neutralizza il tiro ravvicinato dell’attaccante rutulo. Successivamente una grande chance capita a Tovalieri. Il “cobra”, servito alla perfezione in profondità da Oliva, salta con un elegante “sombrero” un avversario, ma calibra male il pallonetto, con Bottiglia proteso in uscita, e spedisce il pallone sopra la traversa. L’Atletico Ardea continua a farsi apprezzare per azioni in velocità di pregevole fattura. Il solito Schiumarini, ancora una volta, indossa le vesti di suggeritore e, dalla trequarti campo, indovina il corridoio giusto per lanciare in profondità Tovalieri, il quale tenta la conclusione di destro a incrociare. Buona l’intenzione, imprecisa la mira. La sfera termina poco distante del palo più lontano. Nel momento di maggior pressione dei ragazzi del presidente Capogrossi, il Priverno si costruisce, al minuto numero trentotto, i presupposti per spezzare l’equilibrio: Di Marco calcia di collo pieno dai sedici metri e si vede ribattere il tiro con un braccio da Ugolini. L’arbitro non ha dubbi e assegna il penalty. Ad incaricarsi della trasformazione è lo specialista Conflitti, il quale opta per una soluzione di sinistro a incrociare. L’esperto Quattrotto, totalmente inoperoso sino a quel momento, fa leva su tutta la sua esperienza, si tuffa sulla sua sinistra, toglie la sfera dall’angolino basso e fa tirare un lungo sospiro di sollievo ai propri compagni per via dello scampato pericolo. Nei restanti giri di lancette non accade più nulla di eclatante. L’Atletico Ardea, di conseguenza, mette in carniere il quinto punto in campionato, ma non può recriminarsi proprio nulla per non aver fatto bottino pieno. La prestazione c’è stata. Federici e soci, soprattutto nella ripresa, hanno messo alle corte la squadra allenata da De Filippis. E’ mancata soltanto la giusta freddezza, al momento della conclusione in porta, per far breccia nell’attenta retroguardia rivale. Un grande plauso, in ogni modo, è doveroso nei confronti di Alessio Quattrotto, il quale ha evitato alla sua squadra di tornare a casa a mani vuote.

Antonio Gravante

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