Un approccio completamente sbagliato alla gara si rivela fatale all’Unipomezia nella prima uscita casalinga stagionale. La squadra del presidente Valle si inchina alla corazzata Arezzo (1-3), compagine indicata dagli addetti ai lavori tra le principali pretendenti al salto di categoria, incassa la seconda sconfitta consecutiva in campionato e rimane ancora ferma al palo.
Mister Foglia Manzillo opta per un 4-1-4-1 con il quartetto formato da Ribeiro, Ramceski, Schiavella e Suffer in supporto del bomber Tozzi, proposto come principale terminale offensivo, mentre il collega aretino, Mariotti, risponde con un 4-3-1-2 con Strambelli trequartista e il binomio Foggia-Sparacello a comporre la coppia d’attacco.
La gara comincia nel peggiore dei modi per i pometini. L’Arezzo al primo affondo sblocca il punteggio con Sparacello, il quale gira di testa in rete un preciso cross dalla destra di Mancino e si toglie la soddisfazione personale di andare a segno per la seconda domenica consecutiva dopo la rete siglata allo Sporting Club Trestina. La squadra di Mariotti, due minuti più tardi, raddoppia per merito di Foggia, il quale si procura e trasforma un calcio di rigore.
L’Unipomezia accusa inizialmente il colpo, poi cresce con il passare dei minuti e, intorno alla mezzora, va vicinissima alla marcatura con Tozzi, il quale controlla nel cuore dell’area un cross di Suffer e calcia a botta sicura, ma si vede negare la gioia del gol da un prodigioso intervento di Colombo, bravo ad evitare il peggio con una provvidenziale deviazione in corner. La formazione pometina comincia la ripresa con il chiaro intento di provare a ricucire lo strappo, si spinge generosamente in avanti e, a metà periodo, accorcia le distanze su rigore. L’esperto Delgado spiazza agevolmente Colombo a riapre le sorti della gara.
L’Unipomezia, a quel punto, moltiplica gli sforzi, ma a trovare ancora la via del gol sono i toscani con Muzzi, il quale sfrutta al meglio un assist di Cutolo, infila da pochi passi Siani e fa calare in leggero anticipo i titoli di coda sulla sfida del Mazzucchi.
Antonio Gravante
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