L’Anzio Calcio si morde le mani. Quando ormai non aspettava altro che il triplice fischio dell’arbitro per passare alla cassa a riscuotere tre punti di platino, la formazione allenata da mister Guida subisce, nel quarto dei cinque minuti di recupero accordati dal fischietto di Maniago, la rimonta di un coriaceo Trastevere (2-2) e, tra mille rammarichi, si trova costretta a tornare a casa con soltanto un punto in tasca. La prima azione importante della gara è di marca capitolina: Lorusso va in pressione su Testagrossa, ma trova in rapida successione prima l’opposizione dell’estremo difensore e, poi, quella di Buatti, lesto a sventare la minaccia nei pressi della linea di porta. Lo stesso Lorusso, a metà frazione, spezza l’equilibrio direttamente su punizione dalla lunga distanza: la sfera si incastra sotto l’incrocio dei pali alla sinistra dell’attonito portiere neroniano. Animato da una grande voglia di rivalsa, l’Anzio Calcio, in apertura di ripresa, rimette le cose a posto su calcio di rigore, assegnato dall’arbitro per un fallo commesso da Fragnelli ai danni di Cori. Sul dischetto si presenta lo stesso Cori, il quale trafigge, con un’esecuzione perfetta, Lazzarini e ristabilisce l’equilibrio in campo. La compagine del presidente Rizzaro continua a lottare con grinta e determinazione su ogni pallone e, a metà periodo, passa a condurre per merito di Di Mino, bravo a girare di testa in fondo al sacco un preciso cross dell’ottimo Paglia. L’Anzio Calcio, sulle ali dell’entusiasmo, prova a consolidare il vantaggio e, nelle battute finali della gara, sfiora il tris con i generosi Di Mino e Minnocci. Il primo costringe Lazzarini ad un intervento prodigioso, mentre il secondo, al minuto numero ottantanove, si vede negare la gioia del gol dalla traversa. La sfida, cronometro alla mano, si decide al quarto giro di orologio dell’extra-time: angolo dalla sinistra di Lorusso, sul secondo palo si avventano Giordani e Crescenzo. A toccare per ultimo il pallone è quest’ultimo, il quale permette alla sua squadra di salvarsi per il classico rotto della cuffia e, di riflesso, costringe Laribi e soci a tornare a casa con il morale sotto i tacchi per aver subito la rimonta dei capitolini nell’ultima azione della gara.
Antonio Gravante
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