Una sconfitta che ha il classico sapore della beffa. L’ambiziosa Unipomezia semina, ma non raccoglie nella tana della Lepanto (2-1), accusa il secondo passaggio a vuoto esterno consecutivo e si allontana nuovamente dalla vetta della graduatoria. La formazione del presidente Valle, statistiche alla mano, è stata punita dagli episodi sul manto sintetico del “Domenico Fiore” di Marino. Tozzi e soci, oltre a sviluppare come al solito una notevole mole di gioco, hanno colpito per ben tre volte i legni della porta castellana e, tra mille rammarichi, sono stati costretti a inchinarsi di fronte alla compagine guidata dall’ex Paolo Mazza. L’Unipomezia ha un ottimo approccio alla gara e impiega soltanto due minuti per spezzare l’equilibrio per merito di Franceschi. Il numero novantanove capitalizza al meglio un lungo lancio dalle retrovie e trafigge Aniello con uno splendido destro di prima intenzione. Trascorrono pochi minuti e la squadra di Cangiano si vede voltare per la prima volta le spalle dalla dea bendata. Il generoso Delgado prova la conclusione dalla distanza, il portiere di casa respinge sui piedi di Tozzi, che calcia praticamente a botta sicura, ma il palo gli nega la gioia del gol. Scampato il pericolo, la Lepanto avanza gradualmente il baricentro e, in chiusura di primo tempo, realizza la rete del meritato pareggio con Di Ludovico, il quale infila Santi con una rasoiata dalla precisione chirurgica. La ripresa inizia nel segno dell’Unipomezia, che va nuovamente vicina al gol con Tozzi. L’ex Serpentara calcia di controbalzo dal limite dell’area, elude l’intervento di Aniello, ma colpisce il secondo legno di giornata. L’undici di Mazza, poco più tardi, replica ai pometini su calcio da fermo. Lo specialista Capolei costringe Santi a una provvidenziale deviazione in corner. Animata dalla ferma volontà di risalire la china della classifica, la Lepanto continua ad affrontare Valle e soci senza alcun timore reverenziale e, a metà periodo, capovolge del tutto la situazione a suo favore a seguito della seconda marcatura di Di Ludovico. Il numero dieci castellano ricopre al meglio il ruolo di terminale offensivo di una bella combinazione impostata sull’asse De Gennaro-Capolei, infila con una conclusione di giustezza l’incolpevole Santi e si conferma una pedina importante dello scacchiere del trainer sanmarinese. Costretto a inseguire il risultato, mister Cangiano vara un modulo ancora più a trazione anteriore e inserisce Lupi al posto di Casciotti. La compagine rossoblu si spinge a pieno organico in avanti e, a cinque minuti dal triplice fischio, si vede accanire nuovamente la malasorte nei suoi confronti: Faraiorni colpisce in pieno il palo dal limite dell’area. L’Unipomezia, nei restanti minuti di gioco, produce il massimo sforzo nella speranza di salvare il salvabile, ma non riesce a scardinare il bunker difensivo avversario e si trova costretta a incassare la quinta battuta d’arresto in campionato.
Antonio Gravante
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